martedì 24 aprile 2012

- Col Bacco recensisce.... The history boys.




Titolo: The Hostrory Boys
Di Alan Bennett
con Elio De Capitani, Ida Marinelli, Gabriele Calindri, Marco Cacciola,
Giuseppe Amato, Marco Bonadei, Angelo Di Genio, Loris Fabiani,
Andrea Germani, Andrea Macchi, Alessandro Rugnone, Vincenzo Zampa




Inghilterra. 1980. Otto ragazzi al loro ultimo anno di liceo, un professore dalle strane tendenze, un preside esuberante, Dorothy, un’insegnante rassegnata. Cosa potrà mai turbare una situazione tanto tranquilla?
Basta un piccio del preside Felix, deciso a far accedere i suoi studenti ai migliori college inglesi, Cambridge e Oxford. Egli assume un nuovo professore, rwin, che sconvolge i poco tradizionali metodi del professor Hecktor e li mette in discussione, orientando le sue lezioni più sui programmi ministeriali e sui test d’ingresso per le prestigiose università. Da qui in poi nascono conflitti fra i due insegnanti e confusioni fra gli studenti che non sanno quale metodo d’insegnamento seguire, oltre che avere altre questioni tipiche adolescenziali per le loro teste. Amicizia, rapporti sessuali, futuro, famiglia sono alcune delle tematiche che più spesso ricorrono durante lo spettacolo e su cui i protagonisti riflettono. Infatti, nonostante lo spettacolo sia ambientato in un contesto diverso da quello a cui sono abituati gli studenti italiani, le piccole vicende fra compagni e i rapporti con i professori offrono insegnamenti che superano qualsiasi confine geografico e toccano lo spettatore di qualsiasi età nel profondo.
- Col Bacco

-Col Bacco recensisce.... Corsia degli incurabili.


Titolo: Corsia degli incurabili
Di Patrizia Valduga
Compagnia: Teatro di Dionisio
Regia di Valter Malosti
Con Federica Fracassi
Genere: Teatro di poesia
Durata: Un'ora e dieci minuti














Una Federica Fracassi in veste del tutto diversa dallo spettacolo “Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, ho 250 euro al mese”, che rimembra l'agonia di una poetessa incurabile . Urla, spasmi e attimi di
sgomento inondano la Casa Cava. Una lampadina ad intermittenza, una sedia a rotelle, giochi di luce e rumori inquietanti costituiscono la scenografia di “Corsia degli incurabili” scritto e diretto da Patrizia Valduga.
Lampi scenici e stridori introducono la Poetessa agli spettatori. Un interminabile monologo colmo di esuberante angoscia, rimpianti di gioventù e invidia bruciante per il mondo che continua a scorrere. Diverse climax s'intersecano tra loro per esplodere in esclamazioni violente che arrivano a sfociare in bestemmie. Una malattia morale sì, ma anche un retrogusto di denuncia verso la malasanità della quale tanta gente ne è vittima impotente: “...i giovani vengono solo per stare apposto con la coscienza”

- Col Bacco

- Col Bacco recensisce.... "Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese"


Federica Fracassi

Titolo: Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese.
Di Aldo Nove
Teatro i
Drammaturgia di Federica Fracassi, Renzo Martinelli, Aldo Nove
Progetto, regia e scene di Aldo Martinelli
Musica dal vivo di Guido Baldoni
Genere: teatro contemporaneo
Durata: Un'ora e dieci minuti senza intervallo


Nonostante venga ripetuta ogni giorno da tutti i programmi televisivi che parlano di politica, da tutte le stazioni radiofoniche, da tutte le testate, la parola precariato non è mai stata analizzata con tanta esattezza quanto da Federica Fracassi e Guido Baldoni nello spettacolo “Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese”. Sul palco della suggestivissima Casa Cava hanno presentato i mille aspetti di questa realtà, il precariato, raccontando delle storie vere, raccolte da Aldo Nove nell'omonimo libro (Einaudi - 2006), sul quale è basato lo spettacolo. 
Con molta ironia e brio sono state descritte le terrificanti esperienze di persone comuni che, come lo potrebbe essere un parente o un conoscente di chiunque, hanno perso il lavoro, o non sono mai riusciti a trovarne uno fisso, o si sono perse nel mare di illusioni e di speranze formatosi nei primi anni seguenti il diploma. Nei panni di una potenziale modella di provincia, di un pastore sardo, di una giovane lavoratrice a progetto, viene raccontata crudamente una realtà che già da molti anni affligge la società italiana, ma che solo ultimamente sta venendo affrontata. La situazione precaria in cui si trovano molti giovani come anche molti adulti non è uno stato che colpisce l'individuo solamene nell'ambito lavorativo, ma anche in quello personale: influenza l'animo di una persona, la sua intera esistenza. L'essere umano già di per sé nasce precario, e può trovare certezze e stabilità nel lavoro e nell'occupazione; ma se questo lavoro non c'è? Per questo quello del precariato è un problema che va risolto da tutta la comunità e per la comunità stessa. Esso coinvolge tutti, interessa le generazioni passate, presenti e soprattutto future, e vincerlo è uno dei grandi progressi che l'Italia deve fare per superare la crisi che grava sulle nostre spalle in questi ultimi tempi.

- Col Bacco 

sabato 7 aprile 2012

- Col Bacco recensisce.... " Romeo&Giulietta" - ATIR Milano



Titolo: Romeo e Giulietta
Compagnia: ATIR
Di William Shakespeare
Traduzione di Salvatore Quasimodo
Scene: Maria Spazi
Luci: Alessandro Verazzi
Regia: Serena Sinigaglia
Con Marco Brinzi, Mattia Fabris, Stefano Orlandi, Carlo Orlando,
Fabrizio Pagella, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna,
Chiara Stoppa, Sandra Zoccolan
Genere: Tragedia
Durata: 2 ore e 40 minuti
ESCLUSIVA SUD ITALIA


“Oh Romeo Romeo perché sei tu Romeo!?
Rinnega tuo padre, rifiuta il tuo nome, o se non vuoi, giura che mi ami e non sarò più una Capuleti.”

Arianna Scommegna e Mattia Fabris..

Pur nell’interpretazione inusuale c’erano degli squarci in cui l’autenticità del testo classico e la sua interpretazione riportavano soprattutto coloro che sono abituati ad una messa in scena tradizionale all’originale Shakespeare facendoli sentire quasi a casa.
E’ anche vero però che queste variazioni che punteggiavano l’intero spettacolo, potrebbero costituire degli espedienti per avvicinare il mondo di Romeo e Giulietta alle nuove generazioni.
Uno dei punti di forza dello spettacolo è l’abile utilizzo del gioco di luci e colori,
che richiama l’arte di Bill Viola.
Due file di tende colorate dalle luci rossastre, pieghe di un letto pieno d’amore, accurati giochi di ombre e efficacia nel comunicare romanticità, decorano le scene più intime.
Gli attori, gli stessi ragazzi della compagnia Atir di dodici anni fa, dall’immutata passione per Romeo e Giulietta ci hanno raccontato di come i movimenti dello spettacolo fossero radicati nel loro stesso fisico, quasi automatici.
Oltre a questi spiccava un certo “Ginger” che da spettatore dei tempi si è ritrovato ad interpretare Mercuzio.
Improponibili le canzoni contemporanee “ modalità copia e incolla”, probabilmente finalizzate a coinvolgere di più il pubblico, che alla fine hanno conferito alla scena intera un senso di degrado.

- Col Bacco

-Col Bacco intervista.... gli spettatori di "Educazione Fisica"